Secondo l’analisi contenuta nell’EY-Parthenon Bulletin di maggio 2025, quattro aziende italiane su dieci stanno ricalibrando l’intensità degli investimenti in tecnologie di intelligenza artificiale. La causa principale è l’incertezza sull’effettivo ritorno economico in un contesto globale reso instabile dalle recenti politiche commerciali della nuova amministrazione Usa.
Il dato italiano è nettamente superiore alla media globale (25%) e indica come, nonostante la consapevolezza del potenziale trasformativo dell’AI, molte imprese preferiscano oggi adottare un approccio attendista. Il sentiment positivo registrato a fine 2024 ha lasciato spazio a valutazioni più prudenti: il 58% dei CEO italiani ha già posticipato investimenti e il 54% sta diversificando i mercati di riferimento per ridurre l’impatto dei dazi.
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L’AI al centro della trasformazione, ma servono certezze

L’intelligenza artificiale rimane uno dei pilastri su cui costruire la competitività delle imprese nel medio-lungo termine. Tuttavia, come sottolinea Marco Daviddi, managing partner EY-Parthenon Italia, la trasformazione in atto non può prescindere da un ripensamento dei modelli di business e delle operations, con attenzione al contenimento dei costi, alla sostenibilità e alle tecnologie emergenti come l’AI.
Nel breve periodo, le imprese si trovano a gestire un trade-off tra investimenti strategici e gestione dell’incertezza. L’AI, pur considerata una leva decisiva per migliorare efficienza, automazione e capacità predittiva, richiede oggi strategie più flessibili e dati più robusti per dimostrare la sua efficacia su larga scala.
Dati chiave sull’adozione dell’AI e il clima di investimento

Le principali evidenze emerse dal bollettino EY-Parthenon:
- 40% delle imprese italiane sta rivalutando l’intensità degli investimenti in intelligenza artificiale.
- A livello globale, questa percentuale scende al 25%.
- Il 58% dei CEO italiani ha posticipato investimenti a causa delle politiche protezionistiche USA.
- Il 54% ha attivato strategie di diversificazione geografica dei mercati.
- A confronto, in Europa solo il 39% delle aziende ha adottato misure simili, e negli Stati Uniti il dato è al 43%.
Collaborazioni e alleanze strategiche per condividere il rischio
In questo scenario, cresce l’interesse verso joint venture e alleanze strategiche come risposta alla complessità tecnologica e finanziaria della trasformazione digitale. Il 68% delle imprese italiane intervistate da EY-Parthenon considera queste forme collaborative come l’opzione più adatta per affrontare gli investimenti in innovazione, compresa l’AI.
Condividere risorse, know-how e visione strategica diventa fondamentale per superare la frammentazione industriale italiana e scalare soluzioni tecnologiche in grado di generare valore. In particolare, l’intelligenza artificiale richiede competenze specialistiche, accesso ai dati e infrastrutture digitali: elementi spesso fuori dalla portata delle singole imprese, soprattutto PMI.
L’AI tra opportunità e sfide sistemiche
La trasformazione digitale alimentata dall’intelligenza artificiale rimane una sfida prioritaria per il tessuto produttivo italiano. Tuttavia, in un contesto di tensioni geopolitiche, fluttuazioni normative e incertezza macroeconomica, le aziende devono adottare approcci più adattivi, misurabili e orientati al medio termine.
La parola d’ordine per il 2025 è equilibrio: tra visione e pragmatismo, tra leadership tecnologica e contenimento dei rischi, tra innovazione autonoma e collaborazione strategica. L’AI può ancora essere un motore decisivo per la competitività del sistema Italia, ma solo se supportata da strategie coerenti, ecosistemi collaborativi e una governance industriale all’altezza delle sfide.